Come nasce

Una decina di anni fa, in una delle mie frequenti escursioni-incursioni nei caruggi di Genova, ho scoperto la movida serale durante i fine settimana gremiti da una marea di giovani che si spostano da una zona all'altra, fra un bar ed una mostra, da un locale di musica ad un circolo ARCI e viceversa. Mi facevano da guida i miei fantastici nipoti Cecilia e Roberto, non ancora trentenni con frequentazioni e mentalità molto diverse. Ad alcuni amici del posto chiesi di suggerirmi una parola in dialetto che potesse sostituire la movida spagnola. Feci così la conoscenza con “Bollezzumme” che entrò subito a far parte della mia vita: una parola fantastica che suonava bene, anche se il significato poteva essere oscuro. Ho provato ad imporla, senza successo, in sostituzione di movida; poi ho scoperto che non solo era scritta in dieci maniere diverse ma aveva anche vari significati che, nell’uso lessicale comune, si sono cristallizzati su “ribollio del mare quando è colpito da un debole vento”.

Ai miei tempi, quaranta anni fa per capirci, si usciva molto meno a qualsiasi età o gruppo sociale si appartenesse e questo bollezzumme notturno non esisteva assolutamente: è infatti un fenomeno degli ultimi tempi generato dal cambiamento di mentalità della ricreazione serale e dall’invenzione di vari e differenti posti e tipi d’intrattenimento. Musica, aperitivi, librerie, discoteche, teatrini, after hours: tutti luoghi e locali con una certa logica di raggruppamento in zone raggiungibili quasi esclusivamente a piedi. Si parcheggia la macchina – più spesso il motorino – all’inizio della serata e poi si procede come nelle stazioni della Via Crucis alle Erbe, le Vigne, la Maddalena, il Porto Antico, San Bernardo, allo stradone Sant’Agostino, Palazzo Ducale, Ravecca, Fossatello ...


Nel 2011, due anni fa, vagavo per i caruggi alla ricerca dei miei vecchi posti ricordando angoli e palazzi particolari. E ricordavo il porto che  negli anni '60 era impraticabile sebbene vivo poiché arrivavano navi che portavano persone e merci. Erano vivacissimi Sottoripa e via Gramsci, soprattutto verso la commenda e la stazione marittima, pieni di locali che i borghesi di Castelletto, Carignano ed Albaro - mescolati con marinai, americani, sigarette di contrabbando, prostitute e travestiti già allora nel quadrilatero del ghetto - consideravano equivoci. Passeggiando, girando, chiacchierando mi è venuta voglia di confrontarmi con queste antiche strade, piazze e vicoli; ho scritto un progetto, ho pensato ad un budget, l'ho fatto leggere agli amici ... ed ho trovato il finanziamento! Quando gli dei ti vogliono fare un dispetto ti danno ciò che desideri; io volevo la bicicletta quindi ho subito dovuto cominciare a pedalare, tanto il titolo del mio film era già lì bell’e pronto: Bollezzumme.


Nel progetto c'era un passaggio importante: trovare una casa nel Centro Storico che diventasse un riferimento, un laboratorio, un punto d’incontro, insomma uno spazio abbastanza grande per fare feste, mostre, proiezioni, incontri ed ospitare amici e collaboratori di passaggio. Ho iniziato un passa parola intenso con agenzie e famigliari – fra cui ci sono anche un paio di architetti – ed i loro colleghi. Ho visto di tutto e dappertutto: locali con scale strette, appartamenti negli aristocratici palazzi dei rolli, loft bianchi e soppalcati, grandi monocamere affrescate, in Via Luccoli, Via San Lorenzo, Via San Bernardo, Vico delle Mele … a prezzi abbastanza alti, devo dire, soprattutto se c’erano ascensore e portiere. Nel frattempo, il caro amico Alfredo Viaggi, cantante e musicista, mi ospita per un paio di mesi nella sua casa in Vico del Duca che si affaccia su Palazzo Tursi. 

Ho un dolcissimo ricordo del cortile del municipio che è più basso del livello di Via Garibaldi. Man mano che si arriva sulla strada, s’intravede il vicolo di fronte in discesa verso via della Maddalena e si distinguono distintamente le sagome nere delle ragazze, un po’ perché in effetti sono di colore, un po’ per le luci e le ombre dei vicoli con un effetto fantastico e molto suggestivo... A dieci metri dal palazzo dove lavora il sindaco, le prostitute si offrono ai passanti dalle 8 del mattino alle 8 di sera, puntualissime, quasi andassero in ufficio. In quella zona sono in gran parte donne Ispaniche che si avvicendano fra Barcellona, Madrid ed il Sudamerica ma ci sono anche alcune italiane storiche che lavorano in quella zona da anni in scantinati od in palazzi abitati. Naturalmente non si può non pensare che ci sia una certa tolleranza tra autorità, ragazze e papponi. Scendere per il caffè alle nove del mattino e vedere queste grazie offerte “…amor, amor, como stas, andiamo…” col sorriso sulle labbra e le poppe in mostra è per un vecchio libertino come me un grande segno di libertà e disponibilità.

Dopo una lunga serie di inghippi burocratici, incomprensioni con i proprietari, prezzi fuori budget, prelazioni, ritardi e pasticci vari, trovo in un banalissimo annuncio sul giornale l’offerta di un primo piano luminosissimo, arredato senza pretese ma con molto bel legno, in posizione strategica fra via Balbi, Via Prè e Piazzetta Sant’Elena. Dopo più di due mesi d’intense ricerche, finalmente ho trovato la casa giusta così il 2 febbraio può cominciare il Socialab del martedì. Ancora una volta c'entrano gli dei: se non gli rompi le scatole loro ti sistemano.


Il Socialab funziona così. La serata comincia dopo le 21 con qualcosa da mettere sotto i denti, per esempio insalata russa, pasta fredda, torta di verdura, insalata di riso, formaggi, pane arabo dai negozi etnici e pane pugliese dai forni tradizionali. La baguette calda da un posto su via Prè non manca mai e gli ospiti, se vogliono, portano vino e liquori. L'atmosfera è inusuale, un misto culturale con chiacchere divertenti: c’è chi dice che sembra di essere a New York o a Parigi. Tra le 10.30 e mezzanotte è sempre molto affollato da una commistione di spaesati novizi che si amalgamano perfettamente con il plotone degli iniziati perché proprio questa è la sottile magia del Socialab: mettere nella stessa stanza a parlare i borghesi di Castelletto con i proletari di Rivarolo in mezzo ad etnie completamente diverse, come in uno shaker.

Nella quindicina di Socialab svolti, abbiamo presentato libri (da quello di Paola Pettinotti e Valentina Canepa 'Containers e tacchi a spillo', sui camalli del porto, al racconto erotico-politico sul G8 del 2001 di Paola Tavella) con lettura di alcuni brani, documentari (“Black Block” e “Come realizzare un golpe e farla franca”), i miei due docu-cult girati a N.Y. ("TV Transvestite" e "Pornology New York"), le cosiddette bolle di Bollezzumme ideate, girate e montate dal mio operatore romano Luca Donnini per ambientarsi nei caruggi (“Walking Genova”) e poi anche lungometraggi classici come “Una vita difficile” di Dino Risi, “Mucchio Selvaggio” di Sam Peckinpah, “The Last Tycoon”, “Gli Ultimi Fuochi” in italiano, di Elia Kazan. Abbiamo anche mandato qualche film porno vintage di grande qualità e ci sono state 'live sex performances', svariate discussioni, testimonianze e dibattiti politici e sociologici su molteplici argomenti d’attualità. La musica è stata spesso scelta ed orchestrata da Chloe con immagini di Matteo Forli, Luigi Cazzaniga e Mauro Marcenaro. Cecilia Malfatto ha cantato accompagnata alla chitarra da Rino Calandra, Guido di Caro o Marco Cavagna. La soprano Irene Leuci ha cantato jazz accompagnata dal pianista Francesco Capodanno. E naturalmente ci sono sempre una o più videocamere che riprendono la serata per tramandarle alla storia.

Ho sempre insistito per fare io personalmente tutti gli inviti al telefono ed anche per mantenere il riserbo assoluto sul programma e lo svolgimento della serata; ciò può sembrare una snobberia invece l’elemento sorpresa funziona, il resto avviene tutto con il passaparola del 'gruppo selvaggio bollezzzumme'. Il mistero è il sale della vita, così come le porte chiuse devono essere spalancate. Abbiamo avuto un successo incredibile con i nostri Martedì, siamo già leggenda. Un vero bollezzumme che a volte fa venire il mal di mare. Grazie agli dei!

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